lunedì 28 luglio 2008

Apprendiamo da una notizia battuta dall’ANSA martedì 12 febbraio 2008 che la Magistratura haposto sotto sequestro un cantiere concesso dalla "Società Italiana per le Condotte d'Acqua"in sub-appalto a due ditte in odore di mafia.
"L'indagine sulla frana della costruenda galleria di Palizzi, nella ionica reggina, non riguarda solo aspetti di carattere amministrativo, ma fa emergere un quadro di rapporti pericolosi tra ditte appaltatrici e subappaltatori locali in odore di ndrangheta". E' quanto affermano fonti investigative dopo il sequestro del cantiere di Palizzi ordinato dai magistrati della Dda, Salvatore Boemi, Giuseppe Lombardo e Domenico Galletta. Dall'inchiesta, secondo quanto riferito dalle stesse fonti, sarebbe emerso un "sistema simile, e per certi versi, più pericoloso, di quanto venuto fuori in Sicilia con la vicenda Calcestruzzi". I carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale, al comando del col.Leonardo Alestra, stanno proseguendo le indagini per chiarire ogni aspetto del rapporto tra le due ditte appaltatrici locali, la Imc e la D'Aguì con i capi della cosca di Africo Nuovo capeggiata dal boss Giuseppe Morabito, "u tiradrittu", in atto detenuto. Dall'attività investigativa dovranno essere approfondite anche eventuali responsabilità dell'Anas e della "Condotte d'Acqua", vincitrice dell'appalto ”La Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha disposto lo stop dei lavori per la realizzazione del secondo lotto della statale 106 ionica, all’altezza dell’abitato di Palizzi. Per la realizzazione dell’importante infrastruttura sarebbe stato impiegato calcestruzzo di scarsa qualità rispetto a quanto, invece, previsto nel progetto iniziale. A fornire il materiale due ditte subappaltatrici individuate dalla Società Italiana per le Condotte d’Acqua Spa, ritenute vicine - secondo gli inquirenti - rispettivamente alla cosca dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara e a quella dei Talia. Il materiale scadente impiegato nei lavori di costruzione avrebbe potuto incidere sulla tenuta strutturale dell’intera opera. A rilevarlo i tecnici nominati dalla procura antimafia. Dalle prove di resistenza compiute su alcuni campioni, è stato possibile constatare - infatti - come il calcestruzzo utilizzato non fosse a norma di legge. Quattro giorni fa la DDA aveva disposto già il sequestro degli uffici del cantiere. A fine dicembre, la prefettura aveva avviato una serie di accertamenti sull’integrità delle due ditte coinvolte. «Il sequestro - ha spiegato il procuratore facente funzioni, Francesco Scuderi - è stato disposto per interrompere una condotta di estremo allarme che avrebbe potuto provocare l'utilizzo delle opere solo dopo ulteriori interventi di adeguamento strutturale che avrebbero fatto lievitare i costi”. - Alla luce di questo gravissimo evento che dovrebbe porre dei dubbi sul modus operandi della Società Italiana per le Condotte d’Acqua Spa;
- Visto il parere sfavorevole dell’Unesco;
- Considerata l’opinione contraria dei cittadini eoliani che si sono opposti al progetto tramite una raccolta di 1.300 firme;
- Considerato altresì che è in corso d’opera il prolungamento del molo lato sud di Marina Corta ed in fase di realizzazione (dovrebbe partire a breve) la costruzione del molo foraneo di Sottomonastero che risolverebbero in gran parte il problema degli approdi;

Chiediamo al Sindaco di Lipari, Dott. Mariano Bruno, se non ritiene opportuno rivedere le sue posizioni sul progetto del Mega Porto e, sciogliendo la società con Condotta d’Acque Spa, restituire alla fruizione dei cittadini eoliani i beni ceduti per 50 anni (Case Gialli ed ex biglietteria aliscafi di Marina Corta)a titolo di quota societaria.

Nessun Sindaco, nella storia eoliana ha mai ceduto territorio a stranieri, cosa che Mariano Bruno e la sua amministrazione hanno fatto, in nome del progresso e nell’illusione che sia corretta l’equazione: più turisti più ricchezza.

Per anni gli eoliani si sono cullati nell’illusione di una crescita economica inarrestabile e nella idea di una società del benessere potenzialmente senza limiti.
Oggi dobbiamo comprendere che la nostra sola ricchezza è l’ambiente -quale unica merce di scambio -e dobbiamo tenerne conto se vogliamo continuare a “vivere dignitosamente le nostre isole”.


Piero Roux Legambiente- Lipari

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